Fase 2: dall'emergenza sanitaria all'emergenza economica e valoriale
Il dibattito sul coronavirus sta spostandosi rapidamente dall’emergenza sanitaria all’emergenza valoriale che seguirà prestissimo.
L’emergenza sanitaria sta rapidamente rientrando. I letti occupati in terapia intensiva sono dimezzati, i ricoveri stanno calando in modo evidente, appaiono sempre più ampie le prove che il numero di contagiati è un multiplo di 20 o forse 30 volte quelli ufficiali che dipendono dalla ridotta capacità di fare tamponi. In Lombardia probabilmente ci sono oltre 2 milioni forse 3 di contagiati e quindi immuni.
Chiedersi se i contagiati siano davvero immuni è come chiedersi se il vaccino possa essere utile, un ulteriore tentativo di non affrontare i problemi che arrivano tra poco prolungando senza logica l’agonia del lockdown.
L’uscita dal tunnel è il vaccino (tra 12 mesi) o la tanto deprecata immunità di gregge che peraltro sta arrivando (almeno in Lombardia) aiutata anche dal clima caldo che ha un evidente impatto in tutto il mondo (si veda Andalusia rispetto a Madrid, stai meridionali Usa rispetto a nord est , sud est asiatico in generale).
Le misure di distanziamento sono utili, ma il distanziamento “estremo” è incompatibile con la sopravvivenza economica e, a mio avviso, ormai inutile per la preservazione della strutture di assistenza sanitaria alla luce dei nuovi protocolli clinici evidenti sul territorio.
Adesso però ci troveremo di fronte a un emergenza economica drammatica. Le stime del governo di pil -8% e disoccupazione 11,6% appena presentate sono molto ottimistiche per non dire quasi irreali.
Il pil scenderà del 10%/12% (come dicono analisti “liberi”) e la disoccupazione salirà molto oltre il 15% non appena precari , tempi determinati, autonomi senza lavoro, e cassa integrazione continua vengano contati. Il debito pubblico nel 2021 e 2022 arriverà vicino al 170%. Soprattutto le entrate fiscali crolleranno per effetto di minori contributi, redditi più bassi e consumi crollati. Il 6% dei contribuenti oltre 50.000 euro di redditi paga il 40% delle tasse in Italia. Questi redditi saranno falcidiati dalla crisi così come i relativi consumi, così come gli utili aziendali, così come i contributi sociali versati dalle aziende sul lavoro dipendente. E appariranno in modo finalmente evidente due concetti che negli scorsi anni sono stati accuratamente nascosti all’opinione pubblica e ai cittadini.
Il primo concetto riguarda la nozione che lo stato è sostenuto dai privati , in particolare dal lavoro e dalle aziende private. Senza il lavoro, le aziende private, i lavoratori autonomi che in gran parte gravitano intorno al reddito generato dai privati, lo stato non ha capacità di esistere. Semplificando e arrotondando i privati versano circa 600 miliardi l’anno nelle casse dello stato. Di questi 600 miliardi circa 300 vanno in pensioni e welfare (al netto delle trattenute fiscali sulle pensioni stesse ) 120 nella sanità, 60 nell’istruzione, 50 nell’ordine pubblico, 50 negli interessi sul debito pubblico. Senza i privati, la loro organizzazione, il lavoro e i contributi versati nulla di tutto questo esisterà più come lo conosciamo. Lo stato oggi si atteggia come il dispensatore degli aiuti, ma questi aiuti altro non sono che le tasse dei privati passate o future.mil debito pubblico è solo una anticipazione di tasse future pagate dei privati e ogni aumento di debito (questa crisi ci costerà oltre 400 miliardi di debito ) altro non è che future tasse per i nostri figli, peraltro pochissimi per la bomba demografica su cui siamo seduti. Lo stato è come un amministratore di condominio che va in assemblea e dice ai proprietari degli appartamenti “vorrei che foste tutti molto riconoscenti a me amministratore perché grazie al mio aiuto illuminato vi ho consentito di avere il riscaldamento. Dovete essere riconoscenti e obbedienti”. Non è vero e apparirà molto chiaramente tra poco. Gli aiuti dello stato sono le tasse dei privati passate e future. Lo stato le redistribuisce e lo fa spesso in modo molto inefficiente e sub ottimale.
Il secondo concetto che apparirà evidente nella crisi è appunto il costo è l’inefficienza dell’azione redistributiva dello stato. La pioggia di aiuti su capitoli singoli che riflettono il desiderio di visibilità di un ministro o di un partito non sarà sostenibile. Trovo da sempre surreale che un ministro (difesa o istruzione o qualsiasi altro) faccia interviste gloriandosi di avere ottenuto risorse per il proprio ministro o la propria base di riferimento sociale. Sempre nell’analogia condominiale è come se avessimo 10 aiutanti amministratori che si presentano all’assemblea gloriandosi di avere speso soldi (sempre i nostri soldi..) per rifare la facciata, impianto di riscaldamento e così via. Li cacceremmo immediatamente con ignominia perché le spese condominiali le paghiamo noi... non loro. Eppure questa ignobile messa in scena va in onda da 30 anni. Questa crisi spazzerà via questo modo di pensare e di atteggiarsi tipico del partito tax and spend, della cultura catto-comunista degli anni 80. Semplicemente non c’è lo possiamo più permettere con il debito al 170% del pil. L’azione redistributiva dello stato dovrà focalizzarsi sul recupero dell’evasione fiscale e contributiva, sull’efficientamento della spesa, sulla rimodulazione del welfare sostenibile, soprattutto sulla difesa della base imponibile. Avremo bisogno di amministratori bravi non di cialtroni che prendono merito di avere speso i nostri soldi. Altrimenti il condominio fallisce (default o uscita dall’euro che sono eventi simili) e se questo succede le pensioni, la sanità e i risparmi degli italiani verranno spazzati via con gravissimo pregiudizio delle classi più deboli in nome delle quali sono stati fatti i peggiori scempi degli ultimi 30 anni (dal Rdc a quota 100 per citare i più recenti).
La terza emergenza è quella valoriale. La crisi della globalizzazione e del capitalismo “predatorio” era già evidente prima del coronavirus così come la tendenza a un sovranismo o alla ridicola “decrescita felice” senza senso come fuga dalla realtà. Ricordiamo la storia , l’autarchia e l’oro del Duce molto simile ai mini bot e al “facciamo da soli” di questi tempi, oppure alla decrescita molto infelice di Cuba negli anni di Castro a cui spero nessuno aspiri.
Il mondo del 2020 è interconnesso, l’Europa è una necessità assoluta e un’ancora di salvataggio essenziale, il benessere collettivo e la difesa dei alcune nostre conquiste sociali imprescindibili così come la necessità di trovare una crescita sostenibile e socialmente equa.
Si scontreranno probabilmente due visioni alternative in modo molto duro e forse per una volta senza la possibilità di compromesso che è la base della politica. Da una parte la visione di uno stato centralista , assistenziale, autoritario, con maggiore vocazione fiscale e tendenzialmente illiberale. Dall’altra uno stato liberale, finalizzato a favorire l’impresa e l’iniziativa dei singoli, focalizzato su una regolazione efficace ma non pervasiva. In Italia questo dualismo sarà esacerbato dall’ovvia ed evidente concentrazione delle due visoni nel nord rispetto al sud, nel pubblico impiego rispetto al lavoro privato, nei “benestanti” (che saranno quelli che lavorano) rispetto agli “assistiti”.
Purtroppo le tensioni tra le 2 visioni saranno molto elevate e ci potrà essere uno scontro sociale che da tempo non pensavamo possibile.
Lo scontro sarà concentrato sulla necessità di nascondere da parte dello stato assistenziale, l’elementare verità che le risorse ( cioè le tasse) che necessitano per la redistribuzione vengono dalla creazione di ricchezza e lavoro da parte dei privati. Quindi ci sarà anche una fortissima pressione già oggi evidente sulla libertà di stampa e di opinione.
La mia opinione su questo scontro è evidente, ma penso anche che la parte dei “buoni” quelli che lavorano, pagano le tasse correttamente e anche orgogliosamente , fanno impresa insieme ai loro lavoratori e non contro, e sono genuinamente convinti che le fasce deboli debbano essere protette proprio dalla ricchezza generata da chi la produce, debba proporre esplicitamente un nuovo sistema valoriale.
Questo sistema valoriale prevede anche un coinvolgimento più grande della componente lavoro nell’impresa come già evidente e realizzato nelle nuove imprese digitali, un sistema fiscale che sposti imposizione dal lavoro alla rendita improduttiva ( non l’impresa quindi ) , la richiesta pressante e ossessiva dell’efficienza nella pubblica amministrazione, il supporto individuale al terzo settore, L’ incentivazione di investimenti di sviluppo sostenibili ( il turismo in Italia in primis), la soppressione di indecorose e populiste azioni di insensata distruzione di ricchezza (Alitalia per capirci), la creazione di una classe dirigente competente e onesta, lo sviluppo di un sistema educativo che consenta in modo esplicito l’ascensore sociale dei più meritevoli non dei più ricchi.
Nello stesso tempo il sistema valoriale riconosce che la generazione di ricchezza è un grandissimo merito e va celebrata, promossa è rispettata non additata come ingiusta e da punire , proprio perché consente il sostegno a tutto quanto sopra, non l’opposto.
Non è un’utopia. è possibile ed è l’unico modo per uscirne. In Italia ci sono competenze di eccellenza in tutti i campi. Ci sono molti italiani che hanno reputazione competenze e capacità riconosciute in ambito internazionale. 1 non vale 1 , anzi l’opposto ognuno nei suoi ambiti. Bisogna Che queste eccellenze siano mobilitate immediatamente ed è necessario creare un consenso politico affinché queste competenze vengano raccolte e chiamate all ricostruzione del paese, della sua cultura, della sua capacità, del suo orgoglio. Non sono ahimè le competenze (basta leggere i curriculum vitae in proposito e le realizzazioni pregresse ...) che oggi ci governano come apparirà palese tra pochissimo tempo, ma questa crisi può’ essere l’occasione per mobilitare le nostre eccellenze rapidamente.... oppure ci dovremo rassegnare a una società senza tutele per i più deboli, con mille conflitti e un livello di benessere collettivo che ci farà tornare a 50 forse 100 anni fa. Dipende solo da noi.
Giovanni Cagnoli, 26 Aprile 2020