Risposta alle deduzioni del iss


1. I numeri aggiornati al 28 aprile implicano partendo da decessi su base istat e tasso ifr 0,657 (su cui si potrebbe discutere ma è quello assunto dal modello iss) circa 6 milioni di casi infetti. Forse sarebbe bene aggiornare il modello partendo dai numeri aggiornati a oggi.

2. La cumulata di ricoveri terapia intensiva (dato non noto ad oggi e comunicato nella conferenza stampa a 3494 casi in data non comunicata) ad oggi può essere stimato (attendiamo dati esatti ma il calcolo è basato sulla sommatoria dei numeri giornalieri e la permanenza media comunicata da iss quindi matematicamente logico se il dato di 14 giorni è corretto) in 11.000 casi cumulati. Aggiungendo 3000 casi di “non accoglimento” nel periodo critico si arriva a 14.000 casi cumulati a fronte di circa 6 milioni di contagi. Incidenza è 0,23%. La tavola 1 riporta un incidenza media sulla popolazione oltre i 20 anni dell’ 1.28 % nel caso “suscettibili per età” e del 2,01 % nel caso “suscettibilità omogena”. Media tra i due casi utilizzata per estrapolare i 150.000 casi terapia intensiva è 1,645% . rapporto tra proiezione utilizzata e consuntivo al 28 aprile (1,645% diviso 0,23% ) pari a 7.

3. Dopo il picco a oltre 4000 casi durato circa 7/10 giorni a bergamo/lodi/brescia non risulta che in terapia intensiva siano stati respinti ricoveri richiesti. Quindi l’utilizzo della terapia intensiva corrisponde alla effettiva necessità di ricovero secondo il personale medico italiano.

4. Lavorare i dati sul giorno di picco è sicuramente non corretto (nostro difetto di comunicazione nel post del 29 aprile) . Tuttavia se lo si volesse fare , si deve considerare giustamente lo stock e non il giorno di picco, ma anche i casi reali di contagio alla data e non i casi relativi ai decessi alla data visto che come noto i decessi sono un indicatore ritardato. I decessi seguono i contagi con un ritardo medio secondo gli studi di 7 giorni. Meglio in ogni caso ragionare (vedi punto 2 ) su un cumulato di casi (post del 30 aprile)

5. Sommare i casi di decesso (nb. TUTTI I CASI DI DECESSO) alle terapie intensive consuntivate per prevedere la necessita di terapia intensiva futura è assolutamente sbagliato da un punto di vista logico. La terapia intensiva serve quando i medici giudicano che serva, e nei fatti stanno dicendo che in numerosi casi non serve visto che non la usano, pur avendone evidentemente oggi e da 3 settimane in Lombardia, e da sempre altrove, la disponibilità.

6. Implicitamente iss assume che i medici italiani di non utilizzano le terapie intensive come potrebbero. Se infatti oggi non ricoverano in terapia intensiva TUTTI I DECESSI COVID come è evidente che succeda nei numeri riportati sopra, le alternative sono 2
- Non ricoverano in terapia intensiva tutti i pazienti a rischio di morte (che potrebbero essere salvati e meglio assistiti dalla terapia intensiva) nonostante ne abbiano disponibilità
- Giudicano che la terapia intensiva sia inutile nel quadro clinico, nonostante a volte il decorso possa essere infausto
Nei nostri calcoli abbiamo assunto la seconda ipotesi. L’iss sembra avere assunto la prima ipotesi nelle sue proiezioni.

7. Abbiamo fatto calcoli per regione italiana cercando di stimare il dato cumulato a ieri di casi in terapia intensiva assumendo una permanenza media di 14 giorni come stimato da iss nel suo modello. Parallelamente calcolando numero contagiati su base ifr 0,657 e decessi non da bollettino iss ma da ISTAT (più esatto anche se per ora solo estrapolabile. Stimiamo un rapporto tra decessi comunicati protezione civile e decessi REALI ISTAT differenziali rispetto allo scorso anno pari al 73%) . I risultati dicono che l’incidenza dell’utilizzo della Terapia intensiva in regioni (tutte esclusa la Lombardia ) dove MAI il sistema ha respinto richieste di ricovero in ospedale o terapia intensiva oscillano tra 0,15 (Liguria e Emilia Romagna ) e 0,4% (Toscana). Uniche eccezioni sono lazio (0,56%) e umbria (0,83%) . la media nazionale escludendo la Lombardia per eliminare distorsione da “non accettazione” nella crisi è sempre 0,23%. Questo da confrontare con 1,645%

8. La percentuale di ricovero in terapia intensiva calcolata come incidenza sui casi reali (diverso da quelli rilevati a tampone e quindi calcolata sui decessi a 10 gg data ) è facilmente calcolabile su base settimanale. Siamo assolutamente certi che sia nettamente inferiore all 1,645% desumibile dalla tabella 1 pubblicata. A meno che da oggi non cambi drasticamente il numero di ricoveri in terapia intensiva; questo parametro puo’ essere monitorato su base settimanale e alcune riflessioni pubblicate da medici clinici sembrano andare in una direzione clinica con minore utilizzo della terapia non maggiore (da confermare statisticamente)

9. I calcoli sui dati di almeno 5 paesi europei (Austria (0,45%) , Spagna (0,24%) , Svizzera (0,28%), Germania 0,45% ma con calcolo decessi solo PER causa covid e non CON covid, e Belgio 0,21%) fatto con la stessa metodologia (contagi ricavati da decessi con ifr 0,657 e utilizzo terapia intensiva cumulato su contagi) arriva a numeri molto lontani dallo 1,645% presunto nelle estrapolazioni del cts. Belgio e Spagna utilizzano dati decessi da anagrafe. Quindi per implicazione ovvia anche i medici dei 5 paesi suddetti SBAGLIANO nel NON ricoverare TUTTI i decessi in terapia intensiva pur avendo disponibilità di letti. il rapporto medio è 1:5 tra i ricoveri effettivi nella media dei paesi europei rispetto al parametro presunto dal cts per modellare il futuro.

10. L’indice ifr utilizzato è basato su studio Dr. Verity del 30 marzo su dati cinesi Wuhan , Taiwan , Hong Kong. Abbiamo tutti una certa evidenza sull’affidabilità dei dati cinesi…. E una lettura attenta dello studio evidenzia un campione di contagio per fascia di età spostato sulle età più anziane il che non è confermato dai dati europei con conseguente sopravvalutazione ifr complessivo. (volendo essere statisticamente precisi c’è anche collinearità statistica e quindi errore tra lo scenario “suscettibili per età” e lo studio Verity) Altri studi più recenti (Bendavid e Mulaney Stanford University) sullo stesso parametro e alcune osservazioni empiriche su base dati sierologici proiettano ifr su numeri inferiori intorno allo 0,4%. Se questi studi venissero confermati il calcolo dell’incidenza terapia intensiva su contagiati scende da 0,23% a 0,14%. I test sierologici hanno un lag temporale di 14 giorni, ma tra 2/4 settimane avremo un quadro abbastanza affidabile su ifr. di certo nel fare simulazioni si potrebbe tenere conto di vari scenari basati su studi esistenti, non solo su 1 scenario rispetto a un parametro assolutamente critico per il calcolo prospettico.

11. Se il parametro di controllo per il decorso del contagio è come tutti concordano il numero letti di terapia intensiva e non i DECESSI , non si capisce perché si debbano considerare nel modello non solo tutti i casi di terapia intensiva effettivamente utilizzati (sia con esito positivo che infausto) ma anche SOMMARE AGLI STESSI I DECESSI CHE NON HANNO AVUTO NECESSITA’ SECONDO I MEDICI DI TERAPIA INTENSIVA. Si tratta a nostro avviso di un errore logico piuttosto evidente. Resta inteso che si debbano lasciare disponibili per altre patologie almeno il 40% di letti terapia intensiva disponibili, ma questa considerazione di corretta pianificazione non altera l’errore di calcolo evidente dai dati consuntivi, dalla logica, e dall’esperienza consuntiva di altri paesi.

30 Aprile 2020